Boro (giapponese: ぼ ろ) rappresenta i tessuti giapponesi che sono stati riparati o ricuciti insieme.
Il termine deriva dal boroboro giapponese, che significa qualcosa che è stato lacerato e riparato.
I Boro racchiudono i “principi estetici ed etici della cultura giapponese come la Sobrietà e la Modestia, l’imperfezione, ovvero l’aspetto irregolare, incompiuto e semplice e soprattutto l’avversità allo spreco e l’attenzione alle risorse, al lavoro e agli oggetti di uso quotidiano”.
Il tessuto utilizzato dai Giapponesi per costruire Boro è la canapa: più ampiamente disponibile in Giappone rispetto al cotone. In realtà canapa e cotone erano spesso tessuti insieme per dare più calore al capo.
L’uso di canapa era reso necessario dal fatto che il cotone non poteva essere coltivato in zone fredde come la regione del Tohoku, senza trascurare il fatto che tessuti in seta e cotone erano riservati solo alla classe più abbiente.
Boro arrivò così a significare in prevalenza abiti indossati dalle classi contadine, che aggiustarono i loro indumenti con ritagli di tessuto per necessità economiche.
Il colore che domina la produzione di indumenti e non solo con la tecnica Boro é il Blu Indaco.
Quasi esclusivamente prodotto nella Regione di Toukushima, ne è diventato l’emblema.
Se avrai occasione di fare un viaggio a Tokio esiste un Museo, il Museo del Kimono.
Quando si entra ci si aspetta di trovare sete e ricami, invece la prima impressione è quella di trovarsi in un museo d’arte moderna, dove i Boro trovano la loro naturale collocazione.